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Nguyen Phan Que May - Le montagne cantano

Frutto degli anni di ricerca inconsapevole svolta durante l’adolescenza e l’infanzia, Le montagne cantano è una storia corale dove la verità di molteplici storie ascoltate dall’autrice si concentra nelle vicende della nonna Dieu Lan che accudisce la nipote Huong, mentre racconta la sua storia a partire da un presente del 1975, anno in cui la guerra con gli Stati Uniti è terminata e i soldati rientrano a casa.
Forse non è del tutto chiaro come è stata vinta quella guerra condotta contro l’esercito più potente ed equipaggiato del mondo, una potenza che non ha esitato a sperimentare nuovi armamenti (il napalm per bruciare le foreste, l’agente Arancio per spogliarle delle foglie) oltre al massiccio uso di esplosivi tradizionali. Secondo molte fonti, sul Vietnam del Nord furono sganciate più bombe che sulla Germania durante la seconda guerra mondiale. Al termine del conflitto, le vittime vietnamite furono tre milioni, contro 56 mila americani e molto più numerosi furono i feriti permanenti e i mutilati di guerra, mentre molti dovettero patire le conseguenze inaspettate della guerra chimica scatenata dagli Stati Uniti, come la nascita di figli deformi a seguito delle alterazioni provocate dall’assorbimento dell’Agente Arancio.
Tutto questo di trova nella storia di Nguyen, che è prima di tutto la storia di una famiglia, come ce ne sono tante in diversi luoghi ed epoche, ma quello che le diverse generazioni di vietnamiti affrontarono è unico e peculiare della storia di quel paese.
Parliamo di un popolo che già durante la seconda guerra mondiale, sotto l’occupazione giapponese, aveva dovuto subire le razzie nei campi che avevano privato il paese del suo fabbisogno alimentare e le atrocità (il padre di Dieu Lan viene decapitato da un giapponese) perpetrate dagli occupanti.
Quando la guerra mondiale finisce in tutto il mondo, per il Vietnam è solo l’inizio di un conflitto che durerà per i successivi trent’anni, fino al l975 e che porterà prima alla liberazione dai precedenti colonizzatori francesi, con l’epocale vittoria a Dien Bien Phu da parte dei comunisti comandati da Ho Chi Minh e con la separazione del paese in due tronconi: il Vietnam del Nord e quello del Sud, il primo una repubblica socialista e il secondo un corrotto regime militare appoggiato dagli Stati Uniti dove un forte movimento guerrigliero, i Viet Cong, combattono per la riunificazione del paese, appoggiati dalle truppe del nord che arrivano a combattere nelle giungle del sud contro i reparti regolari dell’esercito sudvietnamita, appoggiati dagli americani (arriveranno fino a 560 mila soldati) e a unità australiane, neozelandesi e thailandesi.
Il racconto che viene fatto da uno dei figli di Dieu e zio di Huong, di ritorno dal fronte, è uno dei punti più alti del libro, quando descrive il cammino nord – sud compiuto dai soldati nord vietnamiti (i cosiddetti Viet Cong) lungo il Sentiero di Ho Chi Minh.
Contro l’esercito americano, i milioni di soldati del nord impiegavano sei mesi per arrivare fino al sud del paese, sfidando i bombardamenti convenzionali, il napalm e l’agente Arancio. Dal territorio del nord entravano clandestinamente in Laos e Cambogia, senza per questo risparmiarsi le bombe americane, che arrivavano fin lì, sconfinando in una guerra non dichiarata anche a quei paesi.
Dei milioni partiti in tutti gli anni in questo viaggio a piedi, spesso di notte, arrivavano al sud soltanto la metà e da lì cominciavano a combattere: in media impiegavano sei mesi a percorrere tutto il Sentiero, affrontando le bombe e le mine nemiche, tutte le malattie tropicali che incontravano, malaria e dengue su tutte. Il loro equipaggiamento pesava venti chili ed era composto da un’amaca, acqua, viveri, medicinali, pastiglie disinfettanti da sciogliere nell’acqua, un kalashnikov, munizioni e un telo da usare come riparo in caso di pioggia (frequentissima), che veniva usato per avvolgervi il cadavere, quando qualcuno riusciva a farlo e a garantire la sepoltura e l’invio di notizie alla famiglia.
Quello che i protagonisti raccontano è il dramma dei dispersi: dispersi di guerra, magari morti e abbandonati senza sepoltura, oppure coperti di terra assieme a decine o centinaia d’altri in fosse comuni, oppure trovati senza alcun riconoscimento.
La lotta del popolo vietnamita è stata qualcosa di straordinario, un unicum nella storia della decolonizzazione, che ha segnato la prima sconfitta militare nella storia degli USA. Una sconfitta che non ha scalfito lo stile di vita americano, ma che ha lasciato il Vietnam finalmente riunito nelle condizioni di un paese sconfitto, ad affrontare con un’economia di guerra i costi della ricostruzione e impegnato in conflitti locali come l’invasione della Cambogia (con la cacciata del sanguinario regime dei khmer rossi di Pol Pot) e la resistenza all’esercito invasore cinese al confine del nord, rimasto poi in stallo fino alla ritirata degli invasori.
Il tema centrale del racconto è la storia di Dieu Lan e i suoi sforzi tesi alla ricerca dei figli che ha dovuto abbandonare per strada durante la fuga dal villaggio nel Vietnam centrale fino ad Hanoi. Dieu Lan, nel tentativo di salvare se stessa e gli altri figli ha dovuto lasciare che alcuni si sacrificassero volontariamente a restare a lavorare come servi pur di mangiare, mentre altri sono stati lasciati a famiglie in cambio della promessa che sarebbe venuta a riprenderli.
Le montagne cantano si può leggere e va letto come un libro di storia, frutto degli sforzi dell’autrice nella ricostruzione di quanto è successo nei tre decenni abbondanti in cui il Vietnam è passato da colonia francese a nazione unita e indipendente. Si capisce – ed è uno dei pregi – che quello che leggiamo è storia orale, trascrizione di storie di famiglia intrecciate con altre di amici e conoscenti che hanno vissuto in quel periodo.
La storia è narrata in prima persona dalla nipote Huong, che riporta i racconti della nonna Dieu, le cui fatiche per riunire la famiglia sono state titaniche: è storia comune e minuta quella che viene raccontata, ma quanto spesso dimenticata, ignorata mentre tutti danno per scontati il soddisfacimento dei bisogni basilari: mangiare, crescere, riprodursi. Ci sono periodi densi della storia in cui questi bisogni altre volte scontati perdono di valore, non esistono più; l’esistenza stessa è un’opzione. Ci sono malattie, carestie, guerre, rivolgimenti sociali dalle conseguenze incancellabili (come la Riforma Agraria) che distruggono i fondamentali e allora Dieu e milioni di altre persone combattono per la propria vita e per poter continuare a esistere attraverso la prole: la generazione arrivata dopo, nutrita di quelle esperienze, capirà quanto preziosa è l’esistenza che hanno ricevuto in dono.