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Merlin Sheldrake - L'ordine nascosto

Per parlare di funghi bisogna prima di tutto sgombrare la mente dall’immagine che ne abbiamo: quelle creature che troviamo nel sottobosco con un gambo e un cappello di vari colori sono soltanto il corpo fruttifero di un organismo composto da una rete di miceli e ife, come ci avevano insegnato a scuola nelle ore di scienze, ovvero la parte finale di un’esistenza il cui scopo è la riproduzione. I funghi sbucano dal terreno con lo scopo di riprodursi, cioè di spargere le spore che in vari modi, trasportate dal vento o mangiate dagli animali ed eliminate con le feci, torneranno a dare vita a una nuova rete sotterranea di miceli e ife, che si svilupperanno fino alla maturità e generare un nuovo corpo fruttifero, destinato alla riproduzione.
Non hanno sesso ma si riproducono, non sono piante, ma dialogano con loro, fornendo alle radici le sostanze nutritive che solo loro sono in grado di sintetizzare, non hanno un cervello, ma reagiscono agli stimoli elettrici e sono in grado di trovare soluzioni a problemi complessi, come quello di trovare la via più breve per uscire da un labirinto. Quest’ultimo fatto è forse il più sorprendente: in vari esperimenti, inserendo opportuni ostacoli a mimare gli ostacoli naturali presenti nella realtà, lo sviluppo dei miceli è riuscito a riprodurre con esattezza la mappa della metropolitana di Tokyo, o la rete ferroviaria britannica. Sembrano giochi, ma sottendono la capacità di trasmettere informazioni a tutta la rete dell’organismo, che si organizza per ricalibrare gli altri rami verso la direzione giusta.

Ne sappiamo poco

Noi non vediamo nulla, se non il corpo fruttifero, oppure muffe micorriziche, o licheni composti simbioticamente anche da funghi aggrappati a qualche roccia, ignorando che proprio questi ultimi – per longevità e resistenza – sembrano i migliori candidati per trasmettere la vita da un pianeta all’altro, atteso che sono sopravvissuti a viaggi spaziali attorno alla Terra e che sono in grado di resistere a temperature che vanno dai meno 120 ai più 180 gradi Celsius, nonché alle radiazioni cosmiche, che sono in grado di frantumare una cellula.
Ne sappiamo poco, ma Sheldrake, biologo, scrittore e ricercatore presso lo Smithsonian Tropical Research Institute, da bravo divulgatore ci porta per mano verso le direzioni in cui possono confluire un’infinità di studi: dall’esportazione della vita su altri pianeti, agli studi farmacologici, a nuove direzioni nella ricerca filosofica e psicologica.
I funghi mettono in dubbio l’esistenza di un se, la propriocezione come individui, e lo fanno con il loro modo di esistere, che è quello di mettersi in comunicazione con gli altri organismi, piante o animali, e trarre il meglio con un reciproco vantaggio.

I funghi ci governano?

Sheldrake si ferma ai limiti di speculazioni che altri hanno già fatto in precedenza, come Terence McKenna secondo cui le origini della conoscenza, il culto della dea madre anteriore ai culti delle divinità maschili hanno avuto tutti origine dalla dieta fungina dei nostri antenati fino a circa dodicimila anni fa, quando è nata l’agricoltura, le popolazioni sono diventate stanziali, sviluppando società autoritarie e per autori come Calasso (vedi La freccia celeste) nei miti di Artemide va ricercato quel distacco fra la civiltà dei cacciatori e quella stanziale.
Ma l’interrogativo affascinante che attraversa tutto il libro è il seguente: quale potere hanno i funghi su di noi? Quali azioni ci obbligano a fare senza che noi ne siamo coscienti, ma i cui effetti hanno ricadute sulle loro strategie riproduttive?
Tutto l’interesse sviluppatosi negli ultimi settant’anni per la varietà psylocybe con i suoi effetti sulla mente umana non possono essere il frutto – noi inconsapevoli – di una strategia di questo fungo per aumentare le sue possibilità riproduttive?

Una lunga convivenza

I funghi psylocybe sono solo l’ultimo capitolo di una lunga storia di convivenza con le muffe, tutti funghi che hanno ampliato la nostra dieta e con lieviti come ad esempio il Saccharomyces Cerevisiae che ha aperto la nostra mente all’ebbrezza. Possono i funghi aver contribuito a scavare nuovi solchi neurali e determinare comportamenti che sarebbero rimasti latenti o sconosciuti?
Atteso che i funghi non hanno una coscienza, come possiamo spiegare questi comportamenti che permeano tutti i rapporti che questo mondo ha con il regno animale e vegetale, se non come strategie promosse dai funghi per adattarsi, sopravvivere e riprodursi “usando” altre specie per i propri scopi?
Sheldrake racconta lungo tutto il libro della straordinaria capacità di adattamento dei funghi e delle possibilità che noi stiamo scoprendo di “addomesticare” determinate specie per aiutarci nei nostri scopi. Gli ultimi studi hanno scoperto e sviluppato varietà capaci di eliminare idrocarburi e sostanze tossiche, frantumandone le molecole in parti elementari di cui il fungo si nutre.

Funghi buoni e funghi-zombie

E’ stato scoperto che i funghi possono accedere e appropriarsi di parti di dna di altri organismi attraverso una trasmissione orizzontale, cioè da specie a specie, mentre le basi della genetica prevedevano solo l’ereditarietà da una generazione all’altra: come se noi potessimo durante la nostra vita acquisire il codice genetico che da la forma degli occhi di una mosca e le zampe di una giraffa.
La loro capacità di innestarsi all’interno di un altro organismo in vari modi è così multiforme che noi non siamo coscienti di quante creature fungine ospitiamo nel nostro corpo, assieme a batteri e virus; tutti organismi che vivono assieme a noi, prosperano nei nostri corpi e spesso ci aiutano.
Ma esistono anche i funghi-zombie. Orrenda è la fine della formica carpentiere quando viene infettata dal fungo noto come Ophiocordyceps. Il fungo si ramifica in tutto il corpo, lungo gli arti, il tronco e le antenne, solo il cervello non viene toccato. La formica continua ignara la sua esistenza, ma a un certo punto, quando le condizioni sono mature, la formica si arrampica verso altezze che lei non ha mai toccato prima (25 cm dal suolo) lungo uno stelo e raggiunge una foglia, che recide con un morso: a quel punto muore e dalla sua testa spunta il corpo fruttifero dell’Ophiocordyceps che manda a terra le sue spore.
E’ il caso estremo di un tipo di funghi che uccidono l’organismo che li ospita per potersi riprodurre. E’ l’altra faccia di questo mondo, perché come non tutti i funghi sono commestibili, sicuramente esistono varietà in grado di sviluppare sostanze tossiche negli organismi da loro abitati: tutto questo sempre ai fini delle loro strategie di fondo, che sono l’adattamento e la riproduzione. Ne vedremo e sapremo ancora tante su questo mondo che vive assieme a noi e – chissà – non saremmo quelli che siamo o forse non esisteremmo proprio senza questi alleati.