Claudio Gatti - I demoni di Salvini
Sono sempre gli stessi. Passano gli anni e i fascisti non fanno altro che riproporre la stessa minestra riscaldata e fuori dal tempo. Claudio Gatti ripercorre la storia di un movimento e partito neofascista, la Lega. Per nascere un partito neofascista deve essere anti, deve avere un avversario, un nemico tanto generale quanto astratto contro cui scagliarsi. L’avversario dev’essere riconoscibile e deve sembrare potente oppure strumento di qualche potere invisibile che “vuole” la sua affermazione in nome di fini innominabili, ma che il piccolo e coraggioso movimento di minoranza si adopera a denunciare, per la difesa di tutto il popolo. Il movimento minoritario deve avere un leader carismatico, altrimenti non riesce ad affermarsi.
Non è richiesta la coerenza nelle accuse e nemmeno dell’ideologia. Il leader carismatico può permettersi incoerenze, opportunismi e cambi di linea senza alcuna giustificazione. Il leader carismatico non esita a prendere da vari soggetti quello che gli serve in un determinato momento, in modo da costruire un consenso drogato, che deve continuare ad alimentare battendo sugli stessi tasti con interventi ripetuti e frequenti, cercando visibilità, occupando uno spazio mediatico e infine riuscendo a imporre la sua agenda politica.
Imporre i temi dominanti e prendere il potere
Quando i temi dominanti saranno i suoi, avrà vinto la sua battaglia. L’esito finale sarà la raccolta dei consensi: voti che si tradurranno in posti di potere in cui far approvare le proposte.
Ma questo non è che l’inizio. Arriverà il tempo in cui voci di dissenso verranno messe a tacere e verrà stravolto l’assetto democratico: in Ungheria come in Russia attraverso la sistematica persecuzione di media e giornalisti avversi, leggi punitive per associazioni straniere. In Polonia con la sottomissione del potere giudiziario all’esecutivo.
In Italia, terra di nascita del fascismo, ovvero il paese dove si è attualizzato il pensiero reazionario del secolo diciannovesimo, non è mai venuta meno l’elaborazione di un pensiero illiberale, imperiale ed egemonico in senso razziale. Sono i nipotini di Freda, a loro volta istruiti dai grandi vecchi: soprattutto Julius Evola e Oswald Spengler. L’intento iniziale di questi pensatori reazionari è quello di mischiare le carte. Per loro la distinzione fra destra e sinistra è superata dalla storia (ricorda qualcuno? Più di uno: Salvini ma anche Grillo).
Il nazismo voleva riunificare l’Europa per farne un’unica entità imperiale, guidata dalla nazione più forte, la Germania, e riunire tutti gli altri popoli – sottomessi – nel rispetto delle loro culture e – parola importante – identità. Per attuare questo disegno occorreva fare pulizia: via ebrei, zingari, omosessuali, comunisti e poi – alla prima crisi – gli slavi e poi – alla crisi successiva – i latini e gli infidi popoli del mediterraneo.
Il bisogno di un nemico
Il fascismo come il nazismo ha continuamente bisogno di un nemico. Quello che questi filosofi non vogliono affrontare è la realtà che si è attuata storicamente. Anzi, la loro bravura è quella di negarla questa realtà, ponendosi come vittime, come minoranze inascoltate nella loro denuncia dei poteri forti, della grande finanza, del disegno del mondialismo (altro grande mantra della destra, nato cinquant’anni fa, ancor prima del termine globalizzazione) di sradicare i vecchi valori, le tradizioni, il primato del maschio, del bianco, dell’indoeuropeo.
La colpa del mondialismo è quello di sterilizzare i bisogni e i desideri, di creare impotenza nella generazione dei figli e quindi le vecchie stirpi verranno soppiantate dai nuovi, stranieri o barbari, che andranno ad occupare i posti destinati ai locali, a drenare risorse in loro favore.
Il disegno che bisogna impedire è quello della sostituzione etnica, ovvero la vecchia fobia della donna bianca stuprata dal negro che genererà una discendenza di mulatti bastardi.
Sono questi i modi di pensare messi a nudo, quelli che Salvini e Borghezio prima di lui stanno tirando fuori battendo piazze e stazioni italiane, seminando odio, rancore e falsità senza preoccuparsi di mentire. La macchina del fango leghista è composta da vari assunti che vengono piegati ai fini della costruzione di un’identità di vittime schiacciate, sfruttate dal capitalismo globale e allora sarà la Lega a insorgere per difendere la povera borghesia produttiva oppressa dalle tasse e destinata a sparire sotto la marea montante degli immigrati.
Il “buonsenso”
La costruzione leghista parte dall’assunto che questa società è marcia, derelitta, non si è mai stati peggio di così: i delinquenti assalgono le case, la sera si ha paura a uscire di casa e altri terrori assalgono il comune cittadino, legati a un solo responsabile: l’immigrato, preferibilmente nero, che occupa strade e piazze, spaccia, ruba, scippa, taglieggia. Senza nessun dato nelle mani ma semplicemente urlando, si semina e prima o poi qualcosa si raccoglie: al primo fatto di cronaca che coinvolge un immigrato o uno straniero la profezia si autoavvera.
Allora, paterno, arriverà il salvatore a dire: avete visto? Ve lo avevo detto, stavo cercando di usare solo il buonsenso quando dicevo che tutti i migranti devono uscire dal nostro paese. La parola “buonsenso” sdogana il peggio. Cosa c’è di più innocente e di meno attaccabile, del buonsenso?
Chi si mette contro il vecchio buonsenso – che è quello che tutti pensano o dovrebbero pensare – è un solo un povero stupido, preda di deliri ideologici superati, figli di un altro secolo e di un’altra epoca che non vale nemmeno la pena di studiare.
Non è un caso la recente cancellazione della storia dagli esami di maturità. Non bisogna sapere quello che è successo prima, non si deve permettere ai giovani di vaccinarsi, di stare in guardia, sviluppare senso critico verso quello che sta accadendo: è tutto superato, studiare il passato è solo una perdita di tempo.
Il libro di Gatti si conclude con un pensiero di Sciandra, un ex neofascista ed ex leghista piemontese che ha abbandonato entrambi i partiti per diventare un sincero democratico.
Il pensiero di Sciandra è che se si pretende di usare con Salvini e la nuova Lega gli stessi strumenti con cui si è studiato il fascismo è come “curarsi dall’influenza usando il vaccino dell’anno precedente.”
Fare come Putin
Il nuovo regime che Salvini vuole costruire non sarà fondato sulle camicie nere. Ci sono tanti modi per esercitare egemonia e potere, in primis seguire la strada di chi lo ha già fatto: Putin, prima e più di ogni altro, e altri come Orban, Erdogan, Modi, Duterte, Xi Jinping, Trump (fino a quando è stato presidente e non a caso i suoi seguci hanno assaltato il Campidoglio per impedire la proclamazione del nuovo presidente), Bolsonaro. L’elenco è lungo: ognuno di questi nuovi leader che comandano più della metà della popolazione mondiale hanno tratti simili.
Ho incluso Xi Jinping, perché anche se il suo potere nasce in seno a un consolidato regime autoritario, tuttavia ha stravolto tutte le liturgie di potere e di successione che erano state stabilite dai suoi predecessori; di fatto la sua leadership sarà a vita.
Di Putin sappiamo che secondo la costituzione potrà restare presidente ancora per un mandato, ma ha già aggirato una volta la costituzione da lui stesso emendata attraverso la parentesi di Medvedev, in cui lui faceva il primo ministro.
Questa volta il postnazismo si è instaurato nella maggior parte del mondo in maniera quasi simultanea; ovunque si è generato risentimento, rancore, odio e anche la cultura ne ha risentito. Non è un caso che i film che attirano più investimenti e che incassano di più siano quelli dei supereroi Marvel.
In un film della Marvel c’è una minoranza di superuomini, superdotati che devono vivere di nascosto perché altrimenti verrebbero attaccati e perseguitati perché con i loro poteri interferiscono con quelli stabiliti: esecutivo, giudiziario, legislativo, potere di sorvegliare e arrestare con la polizia e quello di punire.
Da un lato ci sono loro, supereroi ma minoranza perseguitata a ogni inizio film, che si deve redimere attraverso una sequela di distruzioni che causano negli scontri con i cattivi, oppure fra di loro, come divinità capricciose che muovono Greci e Troiani.
Dopo distruzioni immani in cui non ci sono mai vittime e non viene sparsa una goccia di sangue, finalmente arriva la vittoria, la giustizia, la sconfitta dei cattivi e al diavolo tutto quello che è successo prima. Il nuovo ordine è stabilito, fino al prossimo nemico.
I supereroi e il fascismo mondiale
Con questa massiccia iniezione di testosterone (di supereroi tutti pieni di autoironia) che va avanti da vent’anni, non c’è da stupirsi che ovunque nel mondo si creino regimi in cui vince l’uomo forte, risoluto, quello che metterà le cose a posto velocemente e senza spargimenti di sangue.
Ma la tecnica di ogni fascismo è quello di dare la martellata per testare. Se la cosa non si rompe, allora si può soprassedere oppure si cambia obiettivo, ma se la cosa si rompe, allora si andrà a fondo. Nella storia gli eventi accadono e si cavalcano, come fece Mussolini dopo il delitto Matteotti, che fu in sostanza una scommessa vinta ma pur sempre una scommessa. Oppure si creano, come fece Hitler con la notte dei cristalli, in cui vennero distrutti i negozi e le proprietà degli ebrei senza che nessuna voce si alzasse a opporsi.
Con i regimi odierni la tecnica è la stessa, saggiare la resistenza, per vedere fino a che punto affondare il colpo. Ma c’è sempre un dopo, se l’affondo ha successo. E quel dopo potrebbe avere la forma delle camicie nere del millennio. I mezzi ci sono già e sono pronti a essere usati: telecamere ovunque e software di riconoscimento facciale, controllo dei dati e dei movimenti ovunque e sempre.
Siamo già nell’era del Grande Fratello, a cui abbiamo delegato il controllo delle nostre vite e manca solo una volontà che potrebbe arrivare in qualsiasi momento a imporre controlli aggiuntivi, aggiungere procedure, discriminare e perseguitare per motivi razziali, politici, economici. E Salvini lo ha già detto: lui è con la polizia, a prescindere.
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